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Archivi tag: Abbass Attar

Migrazioni

05 sabato Gen 2019

Posted by Francesco in Strada, Teatro

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Abbass Attar, Armando Punzo, Claudio Ascolti, complessità, Contenzione, Felice Pignataro, Francesco Chiantese, Internamento, ricerca teatrale, Teatro, Teatro contemporaneo, uomo

Quando mi hanno prestato questo lavoro esso aveva a che fare con la rivoluzione; una rivoluzione squisitamente proiettata sul piano sociale che si nutriva e nutriva il piano personale esclusivamente in quanto strumento.

Io ero necessario al teatro perché esso aveva bisogno di una forma per poter proiettare un’ombra sul contesto in cui mi muovevo; la bellezza era la luce, io il legno da intagliare quotidianamente secondo le esigenze, l’ombra era lo spettacolo, la parete il contesto sociale, lo stupore del pubblico nel riconoscersi in quelle ombre era la scintilla a cui affidare la speranza di un ripensamento sociale, il motore fatale (nel senso dell’affidato al fato) di un cambiamento, di una rivoluzione.

Sono passati venticinque anni; io sono cambiato, il mondo è cambiato. Il teatro, che ha suoi tempi, mi ha accompagnato in una lentezza che ha reso il mio vissuto un gradino o due sotto quello del tempo in cui viviamo. Io sono cambiato lentamente, il mondo attorno è cambiato più velocemente. Io sono invecchiato; lui è sempre giovane.

Questo mestiere che adesso comincio a sentire mio è diventato, e questo non finirà mai di stupirmi, la relazione più vera tra me ed il mio tempo.

Ci pensavo in questi giorni; al quanto non sia diventato rituale dal mio lato della finestra, sempre simile a se stesso, e quanto lo stupore, il cambiamento, arrivi dall’altro lato della finestra.

Fino ad una decina di anni fa le persone che incontravo erano persone meravigliose in cerca di strumenti per far agire la loro bellezza; oggi, per lo più, incontro persone meravigliose che necessitano di strumenti per riconoscersi nella loro bellezza.

Lo stupore che sempre accompagna questo mestiere non è più tanto legato alla bellezza creata, quanto alla bellezza riconosciuta.

Penso al lavoro dei miei maestri; penso al lavoro sulla contenzione, sull’internamento e sulla liberazione incontrato nel mio maestro Claudio Ascoli; penso al lavoro di Armando Punzo, all’interno del carcere di Volterra; penso al messaggio delicato e sconvolgente di Felice Pignataro e della sua arte portata nella periferia “ghetto” della mia Napoli; alle esperienze dirette vissute in questi anni con chi vive in condizione di marginalità e mi accorgo che il mio lavoro, oggi, assomiglia più di sempre al loro.

Eppure non agisco in luoghi di detenzione, non agisco tra individui appartenenti a minoranze, non sempre, in proporzione potrei dire quasi mai.

Cosa è accaduto?

E’ accaduto che la detenzione, la contenzione, la marginalità, sono esplose; la condizione di cui viviamo oggi contempla in se la detenzione, la contenzione, il margine.

Siamo tutti detenuti, siamo tutti internati, siamo tutti marginali; ci diviene complesso anche solo pensarci come “relazione” ed in funzione alla nostra relazionalità.

Nel migliore dei casi riusciamo a percepirci come individui, accompagnati da un nugolo di altri individui che ci circondano in un’area di probabilità relazionale non ben definita, senza riuscire mai a superare i nostri confini che divengono invalicabili.

La relazione tra la nostra interiorità e la nostra esteriorità passa oramai per la rottura o il superamento di una contenzione, di un confine.

Il teatro, nella sua vocazione a divenire strumento, è oggi per chiunque luogo del superamento di questo confine.

Il teatro ha un senso oggi in funzione del nostro essere tutti migranti; ha un senso se ci chiede, e ci consente, di attraversare questo confine.

Non è un attraversamento semplice; prevede una rottura, una frattura, la costruzione di un percorso.

Usciamo da noi stessi in clandestinità, coraggiosi ed impauriti; lo stupore di noi stessi è la nave pronta a soccorrerci, la nostra bellezza la terra pronta ad accoglierci.

 

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Una fotografia di Abbas Attar

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La voce amplificata. Con @zazabensi per @accademiaminima presso lo studio @octomusic.san_quirico_d_orcia di @a.marcucci per registrare alcuni spot pubblicitari. Nella bottega di Accademia Minima ci si confronta con il mestiere reale dell'attore.
Cattivi. Qualche scatto dalla replica alla Corte dei Miracoli a Siena. Saremo in scena Sabato 16, Ottagono, San Quirico d'Orcia ore 21.30 Domenica 17, Sala Teatro Pro Loco, Castiglione d'Orcia ore 21.30 Prenotazioni posta@accademiaminima.it 3396338565 (whatsapp/SMS). #castigliondorcia #sanquirico @ufficioturisticosqdorcia @proloco_castiglione_dorcia #valdorcia #amiata
Cattivi, convivere con l’orrore. di Francesco Chiantese con Sara Bogi, Sara Bensi, Simona Dominici, Giampaolo Colantone, Veronica Saglimbeni per la regia di Francesco Chiantese prodotto da Accademia Minima Cinque figure si tengono compagnia, tra un brindisi, un banchetto, un ballo ed un gioco, all’interno di un luogo fuori dallo spazio e dal tempo; le loro biografie si snocciolano lentamente e con semplicità davanti al pubblico. Sono biografie di donne ed uomini orribili. La loro vita è finita, da quanto tempo non ci è dato di saperlo, quello che resta sono i tratti più complessi del loro vissuto.Non sanno di sé stessi che i propri peccati, e solo quelli possono mostrarsi a vicenda, ripetutamente, per sempre. Al pubblico il compito di emettere un giudizio, oppure di astenersi dal farlo. Cattivi; nasce da una riflessione sull’orrore, quando entra nelle vite delle persone (per scelta o per caso) e finisce con l’essere l’unica cosa che conosciamo di loro, l’unico elemento della loro vita altrimenti ordinaria che diventa straordinaria e di dominio pubblico, tanto che non possiamo fare altro che identificarli con quello che di tremendo hanno compiuto o hanno vissuto. Uno spettacolo che congiunge orrore e tenerezza, incubo e misericordia. Siena, Corte dei Miracoli, 8 novembre 21.30 San Quirico d'Orcia, Ottagono, 16 novembre 21.30 (Festa della Toscana) Castiglione d'Orcia, Teatro della Pro Loco, 17 novembre 21.30 (Festa della Toscana) Prenotazioni NECESSARIE visto il numero limitato di spettatori whatsapp: 339/6338565 / mail: posta@accademiaminima.it @cortedeimiracoli @accademiaminima #accademiaminima #valdorcia #teatrinochigi #sanquiricodorcia @castiglionedorcia #unisi #dsusiena
Conosco Conosco bene il rumore dei carri armati, perché mi terrorizzano. Conosco bene le immagini della distruzione, perché ne ho viste tante. Conosco bene il vestito nero di chi uccide. Ma so anche del vestito nero delle madri che piangono i loro figli, perché succede ancora. Conosco bene i giochi e le promesse dei potenti, perché ho aspettato tanto. Conosco bene l‘ ingiustizia, perché è ancora troppo presente. Conosco molto bene cosa vuol dire sognare, perché non ho smesso mai di farlo. Fuad Aziz Condivido con voi le parole di Fuad; pittore, illustratore, poeta, amico, curdo, compagno di avventure. Le condivido perché mi hanno ferito della ferita lacerata e lacerante dell'impotenza. Cosa posso fare io? Cosa possiamo fare noi? Cosa possiamo fare per fermare questa ruota? Non lo so, mi sento impotente, posso solo per adesso far girare queste parole sperando che feriscano anche voi. Ed abbracciare in Fuad questo grande popolo senza confini. Fateci caso; sono i popoli costretti alla diaspora, che si sono nutriti della diaspora, ad essere quelli che fanno più paura i primi a subire tutti i tentativi di annientamento. La loro stessa esistenza mina l'idea che non ci siano alternative alla gestione del potere attraverso i confini. #curdi #fuadaziz #siria #noguerra #noconfini
Abiti sacri #accademiaminima #operai #monaci
Eh... finalmente si ripassa in Bottega! #sanquirico #merenda #ciboitaliano #valdorcia

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